Il salottino del jazz di Rete Due propone ogni settimana un approfondimento, in più puntate dedicato, alla storia e alla cultura della musica afroamericana. Singoli artisti, movimenti, ambiti geografici, strumenti o stili particolari, vengono illustrati dagli ascolti scelti con cura e dai preziosi commenti, affidati a riconosciuti esperti della materia.
I moderni arrangiatori del jazz (5./5)
7/23/2023 • 0
I moderni arrangiatori del jazz (4./5)
7/16/2023 • 29 minutes, 34 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (3./5)
®Da domenica 25 giugno a domenica 23 luglio 2023L’arte dell’arrangiamento nasce con lo sviluppo negli anni ’20 e ’30 di orchestre jazz che, a differenza dello stile originario di New Orleans, nel loro repertorio prevedono vere e proprie parti per scritte in alternanza a quelle improvvisate. Campioni del genere furono Paul Whiteman, Don Redman, Fletcher Henderson, per arrivare poi a Duke Ellington e Count Basie.Questa tradizione fu tenuta viva durante l’era dello swing (Goodman, Miller, Dorsey...) e si sviluppò poi nel secondo Dopoguerra parallelamente alla nascita degli stili moderni, il be-bop e il cool jazz.In questa serie di Birdland Claudio Sessa ci introduce al moderno concetto dell’arrangiamento jazz, considerando dapprima l’influenza e il lascito di Count Basie e passando poi in rassegna le varie tendenza e le figure più rappresentative nei vari ambiti: Harry Paich, la “variabile impazzita” Stan Kenton, Jimmy Giuffré e altri tra i californiani; la raffinatezza un po’ intellettuale di Gil Evans, George Russell, Gerry Mulligan; e ancora Charles Mingus, Oliver Nelson e Quincy Jones tra gli sperimentatori o Claud Ogerman e Nelson Riddle specializzati nella collaborazione con i cantanti.Prima emissione dal 25 febbraio 2023
7/9/2023 • 27 minutes, 49 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (2./5)
®Da domenica 25 giugno a domenica 23 luglio 2023L’arte dell’arrangiamento nasce con lo sviluppo negli anni ’20 e ’30 di orchestre jazz che, a differenza dello stile originario di New Orleans, nel loro repertorio prevedono vere e proprie parti per scritte in alternanza a quelle improvvisate. Campioni del genere furono Paul Whiteman, Don Redman, Fletcher Henderson, per arrivare poi a Duke Ellington e Count Basie.Questa tradizione fu tenuta viva durante l’era dello swing (Goodman, Miller, Dorsey...) e si sviluppò poi nel secondo Dopoguerra parallelamente alla nascita degli stili moderni, il be-bop e il cool jazz.In questa serie di Birdland Claudio Sessa ci introduce al moderno concetto dell’arrangiamento jazz, considerando dapprima l’influenza e il lascito di Count Basie e passando poi in rassegna le varie tendenza e le figure più rappresentative nei vari ambiti: Harry Paich, la “variabile impazzita” Stan Kenton, Jimmy Giuffré e altri tra i californiani; la raffinatezza un po’ intellettuale di Gil Evans, George Russell, Gerry Mulligan; e ancora Charles Mingus, Oliver Nelson e Quincy Jones tra gli sperimentatori o Claud Ogerman e Nelson Riddle specializzati nella collaborazione con i cantanti.Prima emissione dal 25 febbraio 2023
7/2/2023 • 29 minutes, 8 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (1./5)
®Da domenica 25 giugno a domenica 23 luglio 2023L’arte dell’arrangiamento nasce con lo sviluppo negli anni ’20 e ’30 di orchestre jazz che, a differenza dello stile originario di New Orleans, nel loro repertorio prevedono vere e proprie parti per scritte in alternanza a quelle improvvisate. Campioni del genere furono Paul Whiteman, Don Redman, Fletcher Henderson, per arrivare poi a Duke Ellington e Count Basie.Questa tradizione fu tenuta viva durante l’era dello swing (Goodman, Miller, Dorsey...) e si sviluppò poi nel secondo Dopoguerra parallelamente alla nascita degli stili moderni, il be-bop e il cool jazz.In questa serie di Birdland Claudio Sessa ci introduce al moderno concetto dell’arrangiamento jazz, considerando dapprima l’influenza e il lascito di Count Basie e passando poi in rassegna le varie tendenza e le figure più rappresentative nei vari ambiti: Harry Paich, la “variabile impazzita” Stan Kenton, Jimmy Giuffré e altri tra i californiani; la raffinatezza un po’ intellettuale di Gil Evans, George Russell, Gerry Mulligan; e ancora Charles Mingus, Oliver Nelson e Quincy Jones tra gli sperimentatori o Claud Ogerman e Nelson Riddle specializzati nella collaborazione con i cantanti.Prima emissione dal 25 febbraio 2023
6/25/2023 • 27 minutes, 12 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (1./5)
®Da domenica 25 giugno a domenica 23 luglio 2023L’arte dell’arrangiamento nasce con lo sviluppo negli anni ’20 e ’30 di orchestre jazz che, a differenza dello stile originario di New Orleans, nel loro repertorio prevedono vere e proprie parti per scritte in alternanza a quelle improvvisate. Campioni del genere furono Paul Whiteman, Don Redman, Fletcher Henderson, per arrivare poi a Duke Ellington e Count Basie.Questa tradizione fu tenuta viva durante l’era dello swing (Goodman, Miller, Dorsey...) e si sviluppò poi nel secondo Dopoguerra parallelamente alla nascita degli stili moderni, il be-bop e il cool jazz.In questa serie di Birdland Claudio Sessa ci introduce al moderno concetto dell’arrangiamento jazz, considerando dapprima l’influenza e il lascito di Count Basie e passando poi in rassegna le varie tendenza e le figure più rappresentative nei vari ambiti: Harry Paich, la “variabile impazzita” Stan Kenton, Jimmy Giuffré e altri tra i californiani; la raffinatezza un po’ intellettuale di Gil Evans, George Russell, Gerry Mulligan; e ancora Charles Mingus, Oliver Nelson e Quincy Jones tra gli sperimentatori o Claud Ogerman e Nelson Riddle specializzati nella collaborazione con i cantanti.Prima emissione dal 25 febbraio 2023
6/25/2023 • 27 minutes, 1 second
Jazz e cinema (5./5)
®Da domenica 21 maggio a domenica 18 giugno 2023 Si è spesso osservato che il cinema e il jazz sono state le due grandi “arti nuove” del Ventesimo secolo (alle quali si può aggiungere il fumetto). Segnate entrambe dalla civiltà metropolitana e da uno stretto rapporto con gli sviluppi della tecnologia, esse hanno molto in comune e possono essere osservate in parallelo.In questo doppio ciclo di incontri prendiamo in considerazione alcuni aspetti di una sintonia davvero affascinante. Il jazz ha spesso costituito l’argomento centrale di molti film di rilievo, e ancora più spesso è servito come colonna sonora, spesso commissionata per l’occasione a musicisti storici, da Duke Ellington a John Lewis a John Zorn; in particolare è divenuto il sottofondo privilegiato (a volte perfino stereotipato) di un genere importante come il “film noir”. Spesso l’incontro fra registi e jazzisti importanti ha sviluppato idee nuove, si pensi al rapporto fra Louis Malle e Miles Davis per “Ascensore per il patibolo” o a quello fra John Cassavetes e Charles Mingus per “Ombre”. Molte canzoni utilizzate da jazzisti d’ogni ambito stilistico sono nate specificamente per il cinema: da standard tanto diversi quanto “Laura”, “Stella By Starlight” o “I’ll Remember April” fino ai temi dei cartoni animati di Walt Disney. Altre volte sono gli stessi jazzisti (pensiamo a figure popolari come Fats Waller o Benny Goodman) ad essere immortalati nei film dalle trame più diverse. Infine, un elemento particolarmente affascinante riguarda i molti “prestiti” che le due arti si sono scambiati, dall’uso del montaggio in musica a quello dell’improvvisazione nelle pellicole sperimentali.
6/18/2023 • 27 minutes, 59 seconds
Jazz e cinema (4./5)
®Da domenica 21 maggio a domenica 18 giugno 2023 Si è spesso osservato che il cinema e il jazz sono state le due grandi “arti nuove” del Ventesimo secolo (alle quali si può aggiungere il fumetto). Segnate entrambe dalla civiltà metropolitana e da uno stretto rapporto con gli sviluppi della tecnologia, esse hanno molto in comune e possono essere osservate in parallelo.In questo doppio ciclo di incontri prendiamo in considerazione alcuni aspetti di una sintonia davvero affascinante. Il jazz ha spesso costituito l’argomento centrale di molti film di rilievo, e ancora più spesso è servito come colonna sonora, spesso commissionata per l’occasione a musicisti storici, da Duke Ellington a John Lewis a John Zorn; in particolare è divenuto il sottofondo privilegiato (a volte perfino stereotipato) di un genere importante come il “film noir”. Spesso l’incontro fra registi e jazzisti importanti ha sviluppato idee nuove, si pensi al rapporto fra Louis Malle e Miles Davis per “Ascensore per il patibolo” o a quello fra John Cassavetes e Charles Mingus per “Ombre”. Molte canzoni utilizzate da jazzisti d’ogni ambito stilistico sono nate specificamente per il cinema: da standard tanto diversi quanto “Laura”, “Stella By Starlight” o “I’ll Remember April” fino ai temi dei cartoni animati di Walt Disney. Altre volte sono gli stessi jazzisti (pensiamo a figure popolari come Fats Waller o Benny Goodman) ad essere immortalati nei film dalle trame più diverse. Infine, un elemento particolarmente affascinante riguarda i molti “prestiti” che le due arti si sono scambiati, dall’uso del montaggio in musica a quello dell’improvvisazione nelle pellicole sperimentali.
6/11/2023 • 27 minutes, 57 seconds
Jazz e cinema (3./5)
®Da domenica 21 maggio a domenica 18 giugno 2023 Si è spesso osservato che il cinema e il jazz sono state le due grandi “arti nuove” del Ventesimo secolo (alle quali si può aggiungere il fumetto). Segnate entrambe dalla civiltà metropolitana e da uno stretto rapporto con gli sviluppi della tecnologia, esse hanno molto in comune e possono essere osservate in parallelo.In questo doppio ciclo di incontri prendiamo in considerazione alcuni aspetti di una sintonia davvero affascinante. Il jazz ha spesso costituito l’argomento centrale di molti film di rilievo, e ancora più spesso è servito come colonna sonora, spesso commissionata per l’occasione a musicisti storici, da Duke Ellington a John Lewis a John Zorn; in particolare è divenuto il sottofondo privilegiato (a volte perfino stereotipato) di un genere importante come il “film noir”. Spesso l’incontro fra registi e jazzisti importanti ha sviluppato idee nuove, si pensi al rapporto fra Louis Malle e Miles Davis per “Ascensore per il patibolo” o a quello fra John Cassavetes e Charles Mingus per “Ombre”. Molte canzoni utilizzate da jazzisti d’ogni ambito stilistico sono nate specificamente per il cinema: da standard tanto diversi quanto “Laura”, “Stella By Starlight” o “I’ll Remember April” fino ai temi dei cartoni animati di Walt Disney. Altre volte sono gli stessi jazzisti (pensiamo a figure popolari come Fats Waller o Benny Goodman) ad essere immortalati nei film dalle trame più diverse. Infine, un elemento particolarmente affascinante riguarda i molti “prestiti” che le due arti si sono scambiati, dall’uso del montaggio in musica a quello dell’improvvisazione nelle pellicole sperimentali.
6/4/2023 • 26 minutes, 7 seconds
Jazz e cinema (2./5)
®Da domenica 21 maggio a domenica 18 giugno 2023 Si è spesso osservato che il cinema e il jazz sono state le due grandi “arti nuove” del Ventesimo secolo (alle quali si può aggiungere il fumetto). Segnate entrambe dalla civiltà metropolitana e da uno stretto rapporto con gli sviluppi della tecnologia, esse hanno molto in comune e possono essere osservate in parallelo.In questo doppio ciclo di incontri prendiamo in considerazione alcuni aspetti di una sintonia davvero affascinante. Il jazz ha spesso costituito l’argomento centrale di molti film di rilievo, e ancora più spesso è servito come colonna sonora, spesso commissionata per l’occasione a musicisti storici, da Duke Ellington a John Lewis a John Zorn; in particolare è divenuto il sottofondo privilegiato (a volte perfino stereotipato) di un genere importante come il “film noir”. Spesso l’incontro fra registi e jazzisti importanti ha sviluppato idee nuove, si pensi al rapporto fra Louis Malle e Miles Davis per “Ascensore per il patibolo” o a quello fra John Cassavetes e Charles Mingus per “Ombre”. Molte canzoni utilizzate da jazzisti d’ogni ambito stilistico sono nate specificamente per il cinema: da standard tanto diversi quanto “Laura”, “Stella By Starlight” o “I’ll Remember April” fino ai temi dei cartoni animati di Walt Disney. Altre volte sono gli stessi jazzisti (pensiamo a figure popolari come Fats Waller o Benny Goodman) ad essere immortalati nei film dalle trame più diverse. Infine, un elemento particolarmente affascinante riguarda i molti “prestiti” che le due arti si sono scambiati, dall’uso del montaggio in musica a quello dell’improvvisazione nelle pellicole sperimentali.
5/28/2023 • 28 minutes, 28 seconds
Jazz e cinema (1./5)
®Da domenica 21 maggio a domenica 18 giugno 2023 Si è spesso osservato che il cinema e il jazz sono state le due grandi “arti nuove” del Ventesimo secolo (alle quali si può aggiungere il fumetto). Segnate entrambe dalla civiltà metropolitana e da uno stretto rapporto con gli sviluppi della tecnologia, esse hanno molto in comune e possono essere osservate in parallelo.In questo doppio ciclo di incontri prendiamo in considerazione alcuni aspetti di una sintonia davvero affascinante. Il jazz ha spesso costituito l’argomento centrale di molti film di rilievo, e ancora più spesso è servito come colonna sonora, spesso commissionata per l’occasione a musicisti storici, da Duke Ellington a John Lewis a John Zorn; in particolare è divenuto il sottofondo privilegiato (a volte perfino stereotipato) di un genere importante come il “film noir”. Spesso l’incontro fra registi e jazzisti importanti ha sviluppato idee nuove, si pensi al rapporto fra Louis Malle e Miles Davis per “Ascensore per il patibolo” o a quello fra John Cassavetes e Charles Mingus per “Ombre”. Molte canzoni utilizzate da jazzisti d’ogni ambito stilistico sono nate specificamente per il cinema: da standard tanto diversi quanto “Laura”, “Stella By Starlight” o “I’ll Remember April” fino ai temi dei cartoni animati di Walt Disney. Altre volte sono gli stessi jazzisti (pensiamo a figure popolari come Fats Waller o Benny Goodman) ad essere immortalati nei film dalle trame più diverse. Infine, un elemento particolarmente affascinante riguarda i molti “prestiti” che le due arti si sono scambiati, dall’uso del montaggio in musica a quello dell’improvvisazione nelle pellicole sperimentali.
5/21/2023 • 25 minutes, 57 seconds
Pharoah Sanders, sassofonista (5./5)
Nato in Arkansas nel 1940, Farrell “Pharoah” Sanders è una delle leggende viventi del moderno sax tenore.Pupillo di John Coltrane negli ultimi anni della vicenda artistica del grande maestro (1965-67), aveva debuttato in band di rhythm & blues e rock’n’roll nell’area di San Francisco a fine anni ’50. Ma l’ascolto dei pionieri della "new thing" sposta ben presto i suoi interessi verso il jazz: si stabilisce a New York e inizia a suonare con Billy Higgins, Don Cherry e soprattutto con Sun Ra cui dobbiamo il nome con il quale è diventato famoso: Pharaoh, il faraone, poi diventato Pharoah, contrazione e variazione dell’originale Farrell ma anche riferimento alla cultura dell’antico Egitto di cui il visionario pianista era invasato.La consacrazione arriva però con Coltrane di cui diventa vero e proprio alter ego, suonando il suo stesso strumento nel quintetto degli ultimi anni, adottando ben presto anche il sax soprano e formandosi alla sua scuola musicale e spirituale.Con la scomparsa del maestro, Sanders spingerà al limite estremo le possibilità sonore dei suoi strumenti.Toni rauchi e grevi nei registri bassi, liberi voli in quelli sovracuti, suoni doppi e tripli cui si aggiunge la voce sono le caratteristiche principali del sound di Sanders, sempre teso verso un bisogno dell’assoluto.Lo spiritualismo, cui anche Coltrane faceva riferimento, diventerà tratto centrale della sua opera, già nelle collaborazioni con Alice Coltrane, poi nella produzione di successo come leader: album come "Karma", "Black Unity", "Thembi" saranno tra i più venduti in assoluto nei primi anni ’70. Dopo un periodo di eclissi nei secondi anni ’80 , Sanders ha ritrovato una nuova verve creativa dove la straordinaria vicinanza con Coltrane emerge ancor di più, ad esempio nella ripresa della splendido repertorio delle ballads.
5/14/2023 • 27 minutes, 47 seconds
Pharoah Sanders, sassofonista (4./5)
Nato in Arkansas nel 1940, Farrell “Pharoah” Sanders è una delle leggende viventi del moderno sax tenore.Pupillo di John Coltrane negli ultimi anni della vicenda artistica del grande maestro (1965-67), aveva debuttato in band di rhythm & blues e rock’n’roll nell’area di San Francisco a fine anni ’50. Ma l’ascolto dei pionieri della "new thing" sposta ben presto i suoi interessi verso il jazz: si stabilisce a New York e inizia a suonare con Billy Higgins, Don Cherry e soprattutto con Sun Ra cui dobbiamo il nome con il quale è diventato famoso: Pharaoh, il faraone, poi diventato Pharoah, contrazione e variazione dell’originale Farrell ma anche riferimento alla cultura dell’antico Egitto di cui il visionario pianista era invasato.La consacrazione arriva però con Coltrane di cui diventa vero e proprio alter ego, suonando il suo stesso strumento nel quintetto degli ultimi anni, adottando ben presto anche il sax soprano e formandosi alla sua scuola musicale e spirituale.Con la scomparsa del maestro, Sanders spingerà al limite estremo le possibilità sonore dei suoi strumenti.Toni rauchi e grevi nei registri bassi, liberi voli in quelli sovracuti, suoni doppi e tripli cui si aggiunge la voce sono le caratteristiche principali del sound di Sanders, sempre teso verso un bisogno dell’assoluto.Lo spiritualismo, cui anche Coltrane faceva riferimento, diventerà tratto centrale della sua opera, già nelle collaborazioni con Alice Coltrane, poi nella produzione di successo come leader: album come "Karma", "Black Unity", "Thembi" saranno tra i più venduti in assoluto nei primi anni ’70. Dopo un periodo di eclissi nei secondi anni ’80 , Sanders ha ritrovato una nuova verve creativa dove la straordinaria vicinanza con Coltrane emerge ancor di più, ad esempio nella ripresa della splendido repertorio delle ballads.
5/7/2023 • 28 minutes, 17 seconds
Pharoah Sanders, sassofonista (3./5)
Nato in Arkansas nel 1940, Farrell “Pharoah” Sanders è una delle leggende viventi del moderno sax tenore.Pupillo di John Coltrane negli ultimi anni della vicenda artistica del grande maestro (1965-67), aveva debuttato in band di rhythm & blues e rock’n’roll nell’area di San Francisco a fine anni ’50. Ma l’ascolto dei pionieri della "new thing" sposta ben presto i suoi interessi verso il jazz: si stabilisce a New York e inizia a suonare con Billy Higgins, Don Cherry e soprattutto con Sun Ra cui dobbiamo il nome con il quale è diventato famoso: Pharaoh, il faraone, poi diventato Pharoah, contrazione e variazione dell’originale Farrell ma anche riferimento alla cultura dell’antico Egitto di cui il visionario pianista era invasato.La consacrazione arriva però con Coltrane di cui diventa vero e proprio alter ego, suonando il suo stesso strumento nel quintetto degli ultimi anni, adottando ben presto anche il sax soprano e formandosi alla sua scuola musicale e spirituale.Con la scomparsa del maestro, Sanders spingerà al limite estremo le possibilità sonore dei suoi strumenti.Toni rauchi e grevi nei registri bassi, liberi voli in quelli sovracuti, suoni doppi e tripli cui si aggiunge la voce sono le caratteristiche principali del sound di Sanders, sempre teso verso un bisogno dell’assoluto.Lo spiritualismo, cui anche Coltrane faceva riferimento, diventerà tratto centrale della sua opera, già nelle collaborazioni con Alice Coltrane, poi nella produzione di successo come leader: album come "Karma", "Black Unity", "Thembi" saranno tra i più venduti in assoluto nei primi anni ’70. Dopo un periodo di eclissi nei secondi anni ’80 , Sanders ha ritrovato una nuova verve creativa dove la straordinaria vicinanza con Coltrane emerge ancor di più, ad esempio nella ripresa della splendido repertorio delle ballads.
4/30/2023 • 27 minutes, 55 seconds
Pharoah Sanders, sassofonista (2./5)
Nato in Arkansas nel 1940, Farrell “Pharoah” Sanders è una delle leggende viventi del moderno sax tenore.Pupillo di John Coltrane negli ultimi anni della vicenda artistica del grande maestro (1965-67), aveva debuttato in band di rhythm & blues e rock’n’roll nell’area di San Francisco a fine anni ’50. Ma l’ascolto dei pionieri della "new thing" sposta ben presto i suoi interessi verso il jazz: si stabilisce a New York e inizia a suonare con Billy Higgins, Don Cherry e soprattutto con Sun Ra cui dobbiamo il nome con il quale è diventato famoso: Pharaoh, il faraone, poi diventato Pharoah, contrazione e variazione dell’originale Farrell ma anche riferimento alla cultura dell’antico Egitto di cui il visionario pianista era invasato.La consacrazione arriva però con Coltrane di cui diventa vero e proprio alter ego, suonando il suo stesso strumento nel quintetto degli ultimi anni, adottando ben presto anche il sax soprano e formandosi alla sua scuola musicale e spirituale.Con la scomparsa del maestro, Sanders spingerà al limite estremo le possibilità sonore dei suoi strumenti.Toni rauchi e grevi nei registri bassi, liberi voli in quelli sovracuti, suoni doppi e tripli cui si aggiunge la voce sono le caratteristiche principali del sound di Sanders, sempre teso verso un bisogno dell’assoluto.Lo spiritualismo, cui anche Coltrane faceva riferimento, diventerà tratto centrale della sua opera, già nelle collaborazioni con Alice Coltrane, poi nella produzione di successo come leader: album come "Karma", "Black Unity", "Thembi" saranno tra i più venduti in assoluto nei primi anni ’70. Dopo un periodo di eclissi nei secondi anni ’80 , Sanders ha ritrovato una nuova verve creativa dove la straordinaria vicinanza con Coltrane emerge ancor di più, ad esempio nella ripresa della splendido repertorio delle ballads.
4/23/2023 • 28 minutes, 43 seconds
Pharoah Sanders, sassofonista (1./5)
Nato in Arkansas nel 1940, Farrell “Pharoah” Sanders è una delle leggende viventi del moderno sax tenore.Pupillo di John Coltrane negli ultimi anni della vicenda artistica del grande maestro (1965-67), aveva debuttato in band di rhythm & blues e rock’n’roll nell’area di San Francisco a fine anni ’50. Ma l’ascolto dei pionieri della "new thing" sposta ben presto i suoi interessi verso il jazz: si stabilisce a New York e inizia a suonare con Billy Higgins, Don Cherry e soprattutto con Sun Ra cui dobbiamo il nome con il quale è diventato famoso: Pharaoh, il faraone, poi diventato Pharoah, contrazione e variazione dell’originale Farrell ma anche riferimento alla cultura dell’antico Egitto di cui il visionario pianista era invasato.La consacrazione arriva però con Coltrane di cui diventa vero e proprio alter ego, suonando il suo stesso strumento nel quintetto degli ultimi anni, adottando ben presto anche il sax soprano e formandosi alla sua scuola musicale e spirituale.Con la scomparsa del maestro, Sanders spingerà al limite estremo le possibilità sonore dei suoi strumenti.Toni rauchi e grevi nei registri bassi, liberi voli in quelli sovracuti, suoni doppi e tripli cui si aggiunge la voce sono le caratteristiche principali del sound di Sanders, sempre teso verso un bisogno dell’assoluto.Lo spiritualismo, cui anche Coltrane faceva riferimento, diventerà tratto centrale della sua opera, già nelle collaborazioni con Alice Coltrane, poi nella produzione di successo come leader: album come "Karma", "Black Unity", "Thembi" saranno tra i più venduti in assoluto nei primi anni ’70. Dopo un periodo di eclissi nei secondi anni ’80 , Sanders ha ritrovato una nuova verve creativa dove la straordinaria vicinanza con Coltrane emerge ancor di più, ad esempio nella ripresa della splendido repertorio delle ballads.
4/16/2023 • 29 minutes, 30 seconds
Phil Woods (1931-2015), tappe di una carriera (3./3)
di Maurizio Franco
3/26/2023 • 25 minutes, 33 seconds
Phil Woods (1931-2015), tappe di una carriera (2./3)
di Maurizio Franco
3/19/2023 • 25 minutes, 56 seconds
Phil Woods (1931-2015), tappe di una carriera (1./3)
di Maurizio Franco
3/12/2023 • 26 minutes, 8 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (5./5)
di Claudio Sessa
3/5/2023 • 27 minutes, 57 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (4./5)
di Claudio Sessa
2/26/2023 • 29 minutes, 45 seconds
I moderni arrangiatori del jazz (3./5)
di Claudio Sessa
2/19/2023 • 28 minutes
I moderni arrangiatori del jazz (2./5)
di Claudio Sessa
2/12/2023 • 29 minutes, 19 seconds
Bill Evans: il trio dimenticato. Con Eddie Gomez e Jack DeJohnette (5./5)
8/27/2021 • 0
Bill Evans: il trio dimenticato. Con Eddie Gomez e Jack DeJohnette (4./5)
8/26/2021 • 0
Bill Evans: il trio dimenticato. Con Eddie Gomez e Jack DeJohnette (3./5)
8/25/2021 • 0
Bill Evans: il trio dimenticato. Con Eddie Gomez e Jack DeJohnette (2./5)
8/24/2021 • 0
Bill Evans: il trio dimenticato. Con Eddie Gomez e Jack DeJohnette (1./5)
8/23/2021 • 0
Largo ai bassi. Howard Johnson, tubista e baritonista (5./5)
8/20/2021 • 0
Largo ai bassi. Howard Johnson, tubista e baritonista (4./5)
8/19/2021 • 0
Largo ai bassi. Howard Johnson, tubista e baritonista (3./5)
8/18/2021 • 0
Largo ai bassi. Howard Johnson, tubista e baritonista (2./5)
8/17/2021 • 0
Largo ai bassi. Howard Johnson, tubista e baritonista (1./5)
8/16/2021 • 0
Johnny Hodges (1907-1970), sassofonista (5./5)
8/13/2021 • 0
Johnny Hodges (1907-1970), sassofonista (4./5)
8/12/2021 • 0
Johnny Hodges (1907-1970), sassofonista (3./5)
8/11/2021 • 0
Johnny Hodges (1907-1970), sassofonista (2./5)
8/10/2021 • 0
Johnny Hodges (1907-1970), sassofonista (1./5)
8/9/2021 • 0
Dischi storici: Don Cherry “Art Deco” (1988)
8/6/2021 • 0
Tra jazz, rock e progressive: i Colosseum (4./4)
8/5/2021 • 0
Tra jazz, rock e progressive: i Colosseum (3./4)
8/4/2021 • 0
Tra jazz, rock e progressive: i Colosseum (2./4)
8/3/2021 • 0
Tra jazz, rock e progressive: i Colosseum (1./4)
8/2/2021 • 0
Keith Jarrett piano solo: gli anni Duemila (5./5)
7/30/2021 • 0
Keith Jarrett piano solo: gli anni Duemila (4./5)
7/29/2021 • 0
Keith Jarrett piano solo: gli anni Duemila (3./5)
7/28/2021 • 0
Keith Jarrett piano solo: gli anni Duemila (2./5)
7/27/2021 • 0
Keith Jarrett piano solo: gli anni Duemila (1./5)
7/26/2021 • 0
Fela Anikulapo Kuti (1938-1997), artista africano (5./5)
7/23/2021 • 0
Fela Anikulapo Kuti (1938-1997), artista africano (4./5)
7/22/2021 • 0
Fela Anikulapo Kuti (1938-1997), artista africano (3./5)
7/21/2021 • 0
Fela Anikulapo Kuti (1938-1997), artista africano (2./5)
7/20/2021 • 0
Fela Anikulapo Kuti (1938-1997), artista africano (1./5)
7/19/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (5./5)
7/16/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (4./5)
7/15/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (3./5)
7/14/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (2./5)
7/13/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (1./5)
7/12/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (5./5)
7/9/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (4./5)
7/8/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (3./5)
7/7/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (2./5)
7/6/2021 • 0
Louis Armstrong, a 50 anni dalla scomparsa (1./5)
7/5/2021 • 0
Anno jazz 1971: cinque capolavori (5./5)
6/18/2021 • 0
Anno jazz 1971: cinque capolavori (4./5)
6/17/2021 • 0
Anno jazz 1971: cinque capolavori (3./5)
6/16/2021 • 0
Anno jazz 1971: cinque capolavori (2./5)
6/15/2021 • 0
Anno jazz 1971: cinque capolavori (1./5)
6/14/2021 • 0
Un italiano a Parigi: Aldo Romano (5./5)
6/11/2021 • 0
Un italiano a Parigi: Aldo Romano (4./5)
6/10/2021 • 0
Un italiano a Parigi: Aldo Romano (3./5)
6/9/2021 • 0
Un italiano a Parigi: Aldo Romano (2./5)
6/8/2021 • 0
Un italiano a Parigi: Aldo Romano (1./5)
6/7/2021 • 0
Chico O’Farril, principe dell’Afro-Cuban (5./5)
Marcello Lorrai ricorda in questa serie di trasmissioni vita e opera di Chico O'Farrill (1921-2001), uno dei padrini del jazz afro-cubano.Dapprima trombettista, svilupperà poi il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di bandleader. Nel 1948 è a New York, dove studia con Hall Overton e Bernd Wagenaar. Compone e arrangia per Benny Goodman, per Machito (1950, Afro-Cuban Jazz Suite con Charlie Parker), per Stan Kenton, Dizzy Gillespie (1954, Manteca Suite) e Art Farmer. Dopo aver diretto proprie formazioni, nel 1955 torna all'Avana per poi trasferirsi a Città del Messico, dove scrive colonne sonore e musica da concerto. Dal 1965 è di nuovo a New York dove collabora con Count Basie, Cal Tjader, Clark Terry, Candido, Frank Wess, Gato Barbieri, Mario Bauza e produce i propri album, tra cui quelli per la sua Afro-Cuban Jazz Big Band.Oltre ad aver scritto per teatro e televisione, ha firmato un concerto per tromba per Wynton Marsalis.Il disco Pure Emotion (1996) è stato nominato per un Grammy.
6/4/2021 • 27 minutes, 55 seconds
Chico O’Farril, principe dell’Afro-Cuban (4./5)
Marcello Lorrai ricorda in questa serie di trasmissioni vita e opera di Chico O'Farrill (1921-2001), uno dei padrini del jazz afro-cubano.Dapprima trombettista, svilupperà poi il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di bandleader. Nel 1948 è a New York, dove studia con Hall Overton e Bernd Wagenaar. Compone e arrangia per Benny Goodman, per Machito (1950, Afro-Cuban Jazz Suite con Charlie Parker), per Stan Kenton, Dizzy Gillespie (1954, Manteca Suite) e Art Farmer. Dopo aver diretto proprie formazioni, nel 1955 torna all'Avana per poi trasferirsi a Città del Messico, dove scrive colonne sonore e musica da concerto. Dal 1965 è di nuovo a New York dove collabora con Count Basie, Cal Tjader, Clark Terry, Candido, Frank Wess, Gato Barbieri, Mario Bauza e produce i propri album, tra cui quelli per la sua Afro-Cuban Jazz Big Band.Oltre ad aver scritto per teatro e televisione, ha firmato un concerto per tromba per Wynton Marsalis.Il disco Pure Emotion (1996) è stato nominato per un Grammy.
6/3/2021 • 27 minutes, 17 seconds
Chico O’Farril, principe dell’Afro-Cuban (3./5)
Marcello Lorrai ricorda in questa serie di trasmissioni vita e opera di Chico O'Farrill (1921-2001), uno dei padrini del jazz afro-cubano.Dapprima trombettista, svilupperà poi il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di bandleader. Nel 1948 è a New York, dove studia con Hall Overton e Bernd Wagenaar. Compone e arrangia per Benny Goodman, per Machito (1950, Afro-Cuban Jazz Suite con Charlie Parker), per Stan Kenton, Dizzy Gillespie (1954, Manteca Suite) e Art Farmer. Dopo aver diretto proprie formazioni, nel 1955 torna all'Avana per poi trasferirsi a Città del Messico, dove scrive colonne sonore e musica da concerto. Dal 1965 è di nuovo a New York dove collabora con Count Basie, Cal Tjader, Clark Terry, Candido, Frank Wess, Gato Barbieri, Mario Bauza e produce i propri album, tra cui quelli per la sua Afro-Cuban Jazz Big Band.Oltre ad aver scritto per teatro e televisione, ha firmato un concerto per tromba per Wynton Marsalis.Il disco Pure Emotion (1996) è stato nominato per un Grammy.
6/2/2021 • 28 minutes
Chico O’Farril, principe dell’Afro-Cuban (2./5)
Marcello Lorrai ricorda in questa serie di trasmissioni vita e opera di Chico O'Farrill (1921-2001), uno dei padrini del jazz afro-cubano.Dapprima trombettista, svilupperà poi il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di bandleader. Nel 1948 è a New York, dove studia con Hall Overton e Bernd Wagenaar. Compone e arrangia per Benny Goodman, per Machito (1950, Afro-Cuban Jazz Suite con Charlie Parker), per Stan Kenton, Dizzy Gillespie (1954, Manteca Suite) e Art Farmer. Dopo aver diretto proprie formazioni, nel 1955 torna all'Avana per poi trasferirsi a Città del Messico, dove scrive colonne sonore e musica da concerto. Dal 1965 è di nuovo a New York dove collabora con Count Basie, Cal Tjader, Clark Terry, Candido, Frank Wess, Gato Barbieri, Mario Bauza e produce i propri album, tra cui quelli per la sua Afro-Cuban Jazz Big Band.Oltre ad aver scritto per teatro e televisione, ha firmato un concerto per tromba per Wynton Marsalis.Il disco Pure Emotion (1996) è stato nominato per un Grammy.
6/1/2021 • 28 minutes
Chico O’Farril, principe dell’Afro-Cuban (1./5)
Marcello Lorrai ricorda in questa serie di trasmissioni vita e opera di Chico O'Farrill (1921-2001), uno dei padrini del jazz afro-cubano.Dapprima trombettista, svilupperà poi il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di bandleader. Nel 1948 è a New York, dove studia con Hall Overton e Bernd Wagenaar. Compone e arrangia per Benny Goodman, per Machito (1950, Afro-Cuban Jazz Suite con Charlie Parker), per Stan Kenton, Dizzy Gillespie (1954, Manteca Suite) e Art Farmer. Dopo aver diretto proprie formazioni, nel 1955 torna all'Avana per poi trasferirsi a Città del Messico, dove scrive colonne sonore e musica da concerto. Dal 1965 è di nuovo a New York dove collabora con Count Basie, Cal Tjader, Clark Terry, Candido, Frank Wess, Gato Barbieri, Mario Bauza e produce i propri album, tra cui quelli per la sua Afro-Cuban Jazz Big Band.Oltre ad aver scritto per teatro e televisione, ha firmato un concerto per tromba per Wynton Marsalis.Il disco Pure Emotion (1996) è stato nominato per un Grammy.
5/31/2021 • 26 minutes, 31 seconds
Gary Lucas (5./5)
Considerato da certa critica tra i chitarristi più influenti del nostro tempo, Gary Lucas (1952) ha avuto e ha tuttora un’ampia attività con proprie formazioni, collaborazioni ad ampio raggio, musica per cinema e TV (anche colonne sonore originali per film muti), conferenze e corsi master. Ha lavorato inizialmente con Captain Beefheart, montando anche band-tributo al musicista, per poi collaborare tra gli altri con Tim Buckley, Lou Reed, John Cale, Patti Smith, Allen Ginsberg, Leonard Bernstein, Peter Gordon, in ambito jazz con Joe Lovano, Tim Berne, Ruswell Rudd…
5/28/2021 • 27 minutes, 17 seconds
Allan Holdsworth (4./5)
Allan Holdsworth (1946-2017) era noto per l’estremo virtuosismo, un fraseggio e un suono personalissimo. Jazz-rock e fusion i suoi ambiti di attività, con partecipazione anche ai gruppi del batterista Bill Bruford e band quali Soft Machine, Tempest, Gong.
5/27/2021 • 28 minutes, 31 seconds
Steve Tibbets (3./5)
Steve Tibbets (1954) cita spesso Bill Connors tra le sue influenze e come lui usa chitarre acustiche ed elettriche. Nella sua musica confluiscono jazz, ambient, world-music, new age. È legato da tempo alla ECM con la quale ha pubblicato un primo lavoro nel 1982 e l’ultimo, ad oggi, nel 2018.
5/26/2021 • 26 minutes, 25 seconds
Ray Russell (2./5)
Ray Russell (1947) è un produttore e chitarrista britannico, richiestissimo come sideman, con collaborazioni a tutti i livelli sin dai secondi anni ’60: Andy Williams, Phil Spector, Simon Phillips, David Bowie, Paul McCartney, Jack Bruce, Michael Gibbs, Freddy Mercury. Ha prodotto dischi a suo nome tra rock, jazz, blues sin dalla fine degli anni ’60.
5/25/2021 • 26 minutes, 32 seconds
Bill Connors (1./5)
Gli altri tre musicisti considerati sono tutti statunitensi. Bill Connors (1949) si è distinto per una musica che mescola a suo modo elementi acustici ed elettrici. Ha fatto parte dei Return to Forever, ha registrato per la ECM e lavorato con gente diversa quale Paul Bley, Jimmy Giuffre, Jan Garbarek, Stanley Clarke. Nel 2004, dopo lungo silenzio, ha pubblicato un nuovo album a suo nome.
5/24/2021 • 27 minutes, 3 seconds
Antichi strumenti: la cornetta. Freddie Keppard e King Oliver (5./5)
Un tuffo nel jazz delle origini con l’accento messo sulla cornetta, molto utilizzato all’epoca ma che poi perse smalto a favore della tromba.I due cornettisti considerati in questa serie di Claudio Sessa, King Oliver e Freddie Keppard, furono tra i protagonisti di quella preistoria del jazz avvolta ancora in parte nella leggenda. Entrambi erano eredi di quel Buddy Bolden, loro collega di strumento, che molti considerano come l’iniziatore del jazz.Joe Oliver (1885-1938), noto in seguito come “King”, venne alla ribalta a New Orleans ma poi si trasferì a Chicago, come moltissimi musicisti di colore, al momento della chiusura nel 1917 di Storyville, il quartiere a luci rosse della città del delta. Il successo lo ottenne con la King Oliver's Creole Jazz Band per la quale ebbe l’intuizione di chiamare come secondo cornettista un tale Louis Armstrong. Nel 1926 si rilanciò con i Savannah Syncopators, l’ultima sua orchestra di grido. La Grande Depressione, un jazz che ormai aveva sviluppato altri e più moderni stili, nonché motivi di salute contribuirono al suo declino e cadde nell’oblio.Freddie Keppard (1890-1933) era anche lui un creolo di New Orleans, grande rivale di King Olvier. Insieme a Bill Johnson diede vita alla Original Creole Orchestra, che suonava quella musica che di lì a poco sarebbe diventata popolare con l’appellativo di jazz. Sfumata l’occasione di passare alla storia per l’incisione del primo disco di jazz dopo aver rifiutato un’offerta dell’etichetta Victor, nel 1917 Keppard si trasferì pure lui a Chicago. Guidò varie orchestre tra cui i Jazz Cardinals e collaborò con gente quale Jimmy Noone e Johnny Dodds. Morì, anche lui dimenticato, a soli 43 anni.
5/21/2021 • 26 minutes, 7 seconds
Antichi strumenti: la cornetta. Freddie Keppard e King Oliver (4./5)
Un tuffo nel jazz delle origini con l’accento messo sulla cornetta, molto utilizzato all’epoca ma che poi perse smalto a favore della tromba.I due cornettisti considerati in questa serie di Claudio Sessa, King Oliver e Freddie Keppard, furono tra i protagonisti di quella preistoria del jazz avvolta ancora in parte nella leggenda. Entrambi erano eredi di quel Buddy Bolden, loro collega di strumento, che molti considerano come l’iniziatore del jazz.Joe Oliver (1885-1938), noto in seguito come “King”, venne alla ribalta a New Orleans ma poi si trasferì a Chicago, come moltissimi musicisti di colore, al momento della chiusura nel 1917 di Storyville, il quartiere a luci rosse della città del delta. Il successo lo ottenne con la King Oliver's Creole Jazz Band per la quale ebbe l’intuizione di chiamare come secondo cornettista un tale Louis Armstrong. Nel 1926 si rilanciò con i Savannah Syncopators, l’ultima sua orchestra di grido. La Grande Depressione, un jazz che ormai aveva sviluppato altri e più moderni stili, nonché motivi di salute contribuirono al suo declino e cadde nell’oblio.Freddie Keppard (1890-1933) era anche lui un creolo di New Orleans, grande rivale di King Olvier. Insieme a Bill Johnson diede vita alla Original Creole Orchestra, che suonava quella musica che di lì a poco sarebbe diventata popolare con l’appellativo di jazz. Sfumata l’occasione di passare alla storia per l’incisione del primo disco di jazz dopo aver rifiutato un’offerta dell’etichetta Victor, nel 1917 Keppard si trasferì pure lui a Chicago. Guidò varie orchestre tra cui i Jazz Cardinals e collaborò con gente quale Jimmy Noone e Johnny Dodds. Morì, anche lui dimenticato, a soli 43 anni.
5/20/2021 • 28 minutes, 7 seconds
Antichi strumenti: la cornetta. Freddie Keppard e King Oliver (3./5)
Un tuffo nel jazz delle origini con l’accento messo sulla cornetta, molto utilizzato all’epoca ma che poi perse smalto a favore della tromba.I due cornettisti considerati in questa serie di Claudio Sessa, King Oliver e Freddie Keppard, furono tra i protagonisti di quella preistoria del jazz avvolta ancora in parte nella leggenda. Entrambi erano eredi di quel Buddy Bolden, loro collega di strumento, che molti considerano come l’iniziatore del jazz.Joe Oliver (1885-1938), noto in seguito come “King”, venne alla ribalta a New Orleans ma poi si trasferì a Chicago, come moltissimi musicisti di colore, al momento della chiusura nel 1917 di Storyville, il quartiere a luci rosse della città del delta. Il successo lo ottenne con la King Oliver's Creole Jazz Band per la quale ebbe l’intuizione di chiamare come secondo cornettista un tale Louis Armstrong. Nel 1926 si rilanciò con i Savannah Syncopators, l’ultima sua orchestra di grido. La Grande Depressione, un jazz che ormai aveva sviluppato altri e più moderni stili, nonché motivi di salute contribuirono al suo declino e cadde nell’oblio.Freddie Keppard (1890-1933) era anche lui un creolo di New Orleans, grande rivale di King Olvier. Insieme a Bill Johnson diede vita alla Original Creole Orchestra, che suonava quella musica che di lì a poco sarebbe diventata popolare con l’appellativo di jazz. Sfumata l’occasione di passare alla storia per l’incisione del primo disco di jazz dopo aver rifiutato un’offerta dell’etichetta Victor, nel 1917 Keppard si trasferì pure lui a Chicago. Guidò varie orchestre tra cui i Jazz Cardinals e collaborò con gente quale Jimmy Noone e Johnny Dodds. Morì, anche lui dimenticato, a soli 43 anni.
5/19/2021 • 26 minutes, 43 seconds
Antichi strumenti: la cornetta. Freddie Keppard e King Oliver (2./5)
Un tuffo nel jazz delle origini con l’accento messo sulla cornetta, molto utilizzato all’epoca ma che poi perse smalto a favore della tromba.I due cornettisti considerati in questa serie di Claudio Sessa, King Oliver e Freddie Keppard, furono tra i protagonisti di quella preistoria del jazz avvolta ancora in parte nella leggenda. Entrambi erano eredi di quel Buddy Bolden, loro collega di strumento, che molti considerano come l’iniziatore del jazz.Joe Oliver (1885-1938), noto in seguito come “King”, venne alla ribalta a New Orleans ma poi si trasferì a Chicago, come moltissimi musicisti di colore, al momento della chiusura nel 1917 di Storyville, il quartiere a luci rosse della città del delta. Il successo lo ottenne con la King Oliver's Creole Jazz Band per la quale ebbe l’intuizione di chiamare come secondo cornettista un tale Louis Armstrong. Nel 1926 si rilanciò con i Savannah Syncopators, l’ultima sua orchestra di grido. La Grande Depressione, un jazz che ormai aveva sviluppato altri e più moderni stili, nonché motivi di salute contribuirono al suo declino e cadde nell’oblio.Freddie Keppard (1890-1933) era anche lui un creolo di New Orleans, grande rivale di King Olvier. Insieme a Bill Johnson diede vita alla Original Creole Orchestra, che suonava quella musica che di lì a poco sarebbe diventata popolare con l’appellativo di jazz. Sfumata l’occasione di passare alla storia per l’incisione del primo disco di jazz dopo aver rifiutato un’offerta dell’etichetta Victor, nel 1917 Keppard si trasferì pure lui a Chicago. Guidò varie orchestre tra cui i Jazz Cardinals e collaborò con gente quale Jimmy Noone e Johnny Dodds. Morì, anche lui dimenticato, a soli 43 anni.
5/18/2021 • 27 minutes, 40 seconds
Antichi strumenti: la cornetta. Freddie Keppard e King Oliver (1./5)
Un tuffo nel jazz delle origini con l’accento messo sulla cornetta, molto utilizzato all’epoca ma che poi perse smalto a favore della tromba.I due cornettisti considerati in questa serie di Claudio Sessa, King Oliver e Freddie Keppard, furono tra i protagonisti di quella preistoria del jazz avvolta ancora in parte nella leggenda. Entrambi erano eredi di quel Buddy Bolden, loro collega di strumento, che molti considerano come l’iniziatore del jazz.Joe Oliver (1885-1938), noto in seguito come “King”, venne alla ribalta a New Orleans ma poi si trasferì a Chicago, come moltissimi musicisti di colore, al momento della chiusura nel 1917 di Storyville, il quartiere a luci rosse della città del delta. Il successo lo ottenne con la King Oliver's Creole Jazz Band per la quale ebbe l’intuizione di chiamare come secondo cornettista un tale Louis Armstrong. Nel 1926 si rilanciò con i Savannah Syncopators, l’ultima sua orchestra di grido. La Grande Depressione, un jazz che ormai aveva sviluppato altri e più moderni stili, nonché motivi di salute contribuirono al suo declino e cadde nell’oblio.Freddie Keppard (1890-1933) era anche lui un creolo di New Orleans, grande rivale di King Olvier. Insieme a Bill Johnson diede vita alla Original Creole Orchestra, che suonava quella musica che di lì a poco sarebbe diventata popolare con l’appellativo di jazz. Sfumata l’occasione di passare alla storia per l’incisione del primo disco di jazz dopo aver rifiutato un’offerta dell’etichetta Victor, nel 1917 Keppard si trasferì pure lui a Chicago. Guidò varie orchestre tra cui i Jazz Cardinals e collaborò con gente quale Jimmy Noone e Johnny Dodds. Morì, anche lui dimenticato, a soli 43 anni.
5/17/2021 • 28 minutes, 3 seconds
In ricordo di Wardell Gray, sassofonista (1921-1955) (5./5)
Tra gli anniversari del jazz che si ricordano in questo 2021, anche il centenario dalla nascita di Wardell Gray, brillante tenorsassofonista la cui carriera fu però di breve durata. Scomparve a Las Vegas nel 1955, a soli 34 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.Fu legato nei primi anni ’40 all’orchestra di Earl Hines, poi a quella di Billy Eckstine dove figuravano buona parte dei “modernisti” del bop. Stabilitosi sulla West Coast, a Los Angeles in particolare, si mise in mostra quale uno dei musicisti più brillati che si esibivano nei molti locali: leggendarie divennero le sue sfide musicali, le cosiddette “chases”, con il suo famoso collega di strumento Dexter Gordon. Collaborò in seguito con Benny Goodman e Count Basie, e fu sempre più richiesto in studio di registrazione. Con gli anni ’50 inizio precocemente un declino che molti collegano ai suoi problemi di tossicodipendenza.Maurizio Franco ricorda in Birdland la vicenda di un musicista che avrebbe avuto ancora molto da dire.
5/14/2021 • 27 minutes, 46 seconds
In ricordo di Wardell Gray, sassofonista (1921-1955) (4./5)
Tra gli anniversari del jazz che si ricordano in questo 2021, anche il centenario dalla nascita di Wardell Gray, brillante tenorsassofonista la cui carriera fu però di breve durata. Scomparve a Las Vegas nel 1955, a soli 34 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.Fu legato nei primi anni ’40 all’orchestra di Earl Hines, poi a quella di Billy Eckstine dove figuravano buona parte dei “modernisti” del bop. Stabilitosi sulla West Coast, a Los Angeles in particolare, si mise in mostra quale uno dei musicisti più brillati che si esibivano nei molti locali: leggendarie divennero le sue sfide musicali, le cosiddette “chases”, con il suo famoso collega di strumento Dexter Gordon. Collaborò in seguito con Benny Goodman e Count Basie, e fu sempre più richiesto in studio di registrazione. Con gli anni ’50 inizio precocemente un declino che molti collegano ai suoi problemi di tossicodipendenza.Maurizio Franco ricorda in Birdland la vicenda di un musicista che avrebbe avuto ancora molto da dire.
5/13/2021 • 26 minutes, 47 seconds
In ricordo di Wardell Gray, sassofonista (1921-1955) (3./5)
Tra gli anniversari del jazz che si ricordano in questo 2021, anche il centenario dalla nascita di Wardell Gray, brillante tenorsassofonista la cui carriera fu però di breve durata. Scomparve a Las Vegas nel 1955, a soli 34 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.Fu legato nei primi anni ’40 all’orchestra di Earl Hines, poi a quella di Billy Eckstine dove figuravano buona parte dei “modernisti” del bop. Stabilitosi sulla West Coast, a Los Angeles in particolare, si mise in mostra quale uno dei musicisti più brillati che si esibivano nei molti locali: leggendarie divennero le sue sfide musicali, le cosiddette “chases”, con il suo famoso collega di strumento Dexter Gordon. Collaborò in seguito con Benny Goodman e Count Basie, e fu sempre più richiesto in studio di registrazione. Con gli anni ’50 inizio precocemente un declino che molti collegano ai suoi problemi di tossicodipendenza.Maurizio Franco ricorda in Birdland la vicenda di un musicista che avrebbe avuto ancora molto da dire.
5/12/2021 • 27 minutes, 23 seconds
In ricordo di Wardell Gray, sassofonista (1921-1955) (2./5)
Tra gli anniversari del jazz che si ricordano in questo 2021, anche il centenario dalla nascita di Wardell Gray, brillante tenorsassofonista la cui carriera fu però di breve durata. Scomparve a Las Vegas nel 1955, a soli 34 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.Fu legato nei primi anni ’40 all’orchestra di Earl Hines, poi a quella di Billy Eckstine dove figuravano buona parte dei “modernisti” del bop. Stabilitosi sulla West Coast, a Los Angeles in particolare, si mise in mostra quale uno dei musicisti più brillati che si esibivano nei molti locali: leggendarie divennero le sue sfide musicali, le cosiddette “chases”, con il suo famoso collega di strumento Dexter Gordon. Collaborò in seguito con Benny Goodman e Count Basie, e fu sempre più richiesto in studio di registrazione. Con gli anni ’50 inizio precocemente un declino che molti collegano ai suoi problemi di tossicodipendenza.Maurizio Franco ricorda in Birdland la vicenda di un musicista che avrebbe avuto ancora molto da dire.
5/11/2021 • 28 minutes
In ricordo di Wardell Gray, sassofonista (1921-1955) (1./5)
Tra gli anniversari del jazz che si ricordano in questo 2021, anche il centenario dalla nascita di Wardell Gray, brillante tenorsassofonista la cui carriera fu però di breve durata. Scomparve a Las Vegas nel 1955, a soli 34 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.Fu legato nei primi anni ’40 all’orchestra di Earl Hines, poi a quella di Billy Eckstine dove figuravano buona parte dei “modernisti” del bop. Stabilitosi sulla West Coast, a Los Angeles in particolare, si mise in mostra quale uno dei musicisti più brillati che si esibivano nei molti locali: leggendarie divennero le sue sfide musicali, le cosiddette “chases”, con il suo famoso collega di strumento Dexter Gordon. Collaborò in seguito con Benny Goodman e Count Basie, e fu sempre più richiesto in studio di registrazione. Con gli anni ’50 inizio precocemente un declino che molti collegano ai suoi problemi di tossicodipendenza.Maurizio Franco ricorda in Birdland la vicenda di un musicista che avrebbe avuto ancora molto da dire.
5/10/2021 • 27 minutes, 50 seconds
Jazz dal Sudafrica. Jonas Gwangwa (1937-2021), trombonista, autore, produttore (5./5)
Se pensiamo a Abdullah Ibrahim o a Hugh Masekela, Jonas Gwangwa non è tra le figure di maggior spicco di quella che è stata la diaspora dei jazzisti sudafricani poi impostisi a livello internazionale.Marcello Lorrai contribuisce a delinearne un profilo comunque centrale nello sviluppo del jazz nel suo paese natale, a poca distanza dalla morte avvenuta ad inizio anno.Venuto alla ribalta accanto a Dollar Brand, poi nel gruppo dei Jazz Epistels, ebbe la possibilità di viaggiare e di farsi conoscere all’estero, specie negli Stati Uniti dove partecipò a importanti eventi riguardanti il Sudafrica accanto a Miriam Makeba e Hugh Masekela.Multistrumentista di vaglia, soprattutto trombonista, molto attivo anche come produttore e compositore, scelse anche lui la via dell’esilio nei primi anni ’70.
5/7/2021 • 27 minutes, 34 seconds
Jazz dal Sudafrica. Jonas Gwangwa (1937-2021), trombonista, autore, produttore (4./5)
Se pensiamo a Abdullah Ibrahim o a Hugh Masekela, Jonas Gwangwa non è tra le figure di maggior spicco di quella che è stata la diaspora dei jazzisti sudafricani poi impostisi a livello internazionale.Marcello Lorrai contribuisce a delinearne un profilo comunque centrale nello sviluppo del jazz nel suo paese natale, a poca distanza dalla morte avvenuta ad inizio anno.Venuto alla ribalta accanto a Dollar Brand, poi nel gruppo dei Jazz Epistels, ebbe la possibilità di viaggiare e di farsi conoscere all’estero, specie negli Stati Uniti dove partecipò a importanti eventi riguardanti il Sudafrica accanto a Miriam Makeba e Hugh Masekela.Multistrumentista di vaglia, soprattutto trombonista, molto attivo anche come produttore e compositore, scelse anche lui la via dell’esilio nei primi anni ’70.
5/6/2021 • 28 minutes
Jazz dal Sudafrica. Jonas Gwangwa (1937-2021), trombonista, autore, produttore (3./5)
Se pensiamo a Abdullah Ibrahim o a Hugh Masekela, Jonas Gwangwa non è tra le figure di maggior spicco di quella che è stata la diaspora dei jazzisti sudafricani poi impostisi a livello internazionale.Marcello Lorrai contribuisce a delinearne un profilo comunque centrale nello sviluppo del jazz nel suo paese natale, a poca distanza dalla morte avvenuta ad inizio anno.Venuto alla ribalta accanto a Dollar Brand, poi nel gruppo dei Jazz Epistels, ebbe la possibilità di viaggiare e di farsi conoscere all’estero, specie negli Stati Uniti dove partecipò a importanti eventi riguardanti il Sudafrica accanto a Miriam Makeba e Hugh Masekela.Multistrumentista di vaglia, soprattutto trombonista, molto attivo anche come produttore e compositore, scelse anche lui la via dell’esilio nei primi anni ’70.
5/5/2021 • 28 minutes
Jazz dal Sudafrica. Jonas Gwangwa (1937-2021), trombonista, autore, produttore (3./5)
Se pensiamo a Abdullah Ibrahim o a Hugh Masekela, Jonas Gwangwa non è tra le figure di maggior spicco di quella che è stata la diaspora dei jazzisti sudafricani poi impostisi a livello internazionale.Marcello Lorrai contribuisce a delinearne un profilo comunque centrale nello sviluppo del jazz nel suo paese natale, a poca distanza dalla morte avvenuta ad inizio anno.Venuto alla ribalta accanto a Dollar Brand, poi nel gruppo dei Jazz Epistels, ebbe la possibilità di viaggiare e di farsi conoscere all’estero, specie negli Stati Uniti dove partecipò a importanti eventi riguardanti il Sudafrica accanto a Miriam Makeba e Hugh Masekela.Multistrumentista di vaglia, soprattutto trombonista, molto attivo anche come produttore e compositore, scelse anche lui la via dell’esilio nei primi anni ’70.
5/5/2021 • 28 minutes
Jazz dal Sudafrica. Jonas Gwangwa (1937-2021), trombonista, autore, produttore (2./5)
Se pensiamo a Abdullah Ibrahim o a Hugh Masekela, Jonas Gwangwa non è tra le figure di maggior spicco di quella che è stata la diaspora dei jazzisti sudafricani poi impostisi a livello internazionale.Marcello Lorrai contribuisce a delinearne un profilo comunque centrale nello sviluppo del jazz nel suo paese natale, a poca distanza dalla morte avvenuta ad inizio anno.Venuto alla ribalta accanto a Dollar Brand, poi nel gruppo dei Jazz Epistels, ebbe la possibilità di viaggiare e di farsi conoscere all’estero, specie negli Stati Uniti dove partecipò a importanti eventi riguardanti il Sudafrica accanto a Miriam Makeba e Hugh Masekela.Multistrumentista di vaglia, soprattutto trombonista, molto attivo anche come produttore e compositore, scelse anche lui la via dell’esilio nei primi anni ’70.
5/4/2021 • 28 minutes
Jazz dal Sudafrica. Jonas Gwangwa (1937-2021), trombonista, autore, produttore (1./5)
Se pensiamo a Abdullah Ibrahim o a Hugh Masekela, Jonas Gwangwa non è tra le figure di maggior spicco di quella che è stata la diaspora dei jazzisti sudafricani poi impostisi a livello internazionale.Marcello Lorrai contribuisce a delinearne un profilo comunque centrale nello sviluppo del jazz nel suo paese natale, a poca distanza dalla morte avvenuta ad inizio anno.Venuto alla ribalta accanto a Dollar Brand, poi nel gruppo dei Jazz Epistels, ebbe la possibilità di viaggiare e di farsi conoscere all’estero, specie negli Stati Uniti dove partecipò a importanti eventi riguardanti il Sudafrica accanto a Miriam Makeba e Hugh Masekela.Multistrumentista di vaglia, soprattutto trombonista, molto attivo anche come produttore e compositore, scelse anche lui la via dell’esilio nei primi anni ’70.
5/3/2021 • 27 minutes, 58 seconds
Dischi storici. Rahsaan Roland Kirk “Rip Rig & Panic” (1965)
4/2/2021 • 26 minutes, 25 seconds
In ricordo di Peter Green (1946-2020), chitarrista (4./4)
Da lunedì 29 marzo a giovedì 1 aprile 2021Riccardo Bertoncelli ricorda in questa serie di trasmissioni la figura di Peter Green, chitarrista centrale dapprima del British Blues accanto tra l’altro a John Mayall e poi del blues rock britannico grazie al successo della band di cui fu co-fondatore, i Fleetwood Mac.
4/1/2021 • 27 minutes, 10 seconds
In ricordo di Peter Green (1946-2020), chitarrista (3./4)
Da lunedì 29 marzo a giovedì 1 aprile 2021Riccardo Bertoncelli ricorda in questa serie di trasmissioni la figura di Peter Green, chitarrista centrale dapprima del British Blues accanto tra l’altro a John Mayall e poi del blues rock britannico grazie al successo della band di cui fu co-fondatore, i Fleetwood Mac.
3/31/2021 • 25 minutes, 41 seconds
In ricordo di Peter Green (1946-2020), chitarrista (2./4)
Da lunedì 29 marzo a giovedì 1 aprile 2021Riccardo Bertoncelli ricorda in questa serie di trasmissioni la figura di Peter Green, chitarrista centrale dapprima del British Blues accanto tra l’altro a John Mayall e poi del blues rock britannico grazie al successo della band di cui fu co-fondatore, i Fleetwood Mac.
3/30/2021 • 26 minutes, 47 seconds
In ricordo di Peter Green (1946-2020), chitarrista (1./4)
Da lunedì 29 marzo a giovedì 1 aprile 2021Riccardo Bertoncelli ricorda in questa serie di trasmissioni la figura di Peter Green, chitarrista centrale dapprima del British Blues accanto tra l’altro a John Mayall e poi del blues rock britannico grazie al successo della band di cui fu co-fondatore, i Fleetwood Mac.
3/29/2021 • 26 minutes, 7 seconds
Nina Simone (5./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 marzo 2020Nina Simone è stata una delle grandi voci della black music dalla metà degli anni ’50 alla sua scomparsa, nel 2003, in una lunga carriera segnata da molti alti e bassi.I loves you Porgy, singolo di debutto nella sua straordinaria versione del 1958, e il successivo album dove è compreso anche il superhit My Baby just cares for me (che diventerà negli anni ‘80 brano per la pubblicità di una grande casa di moda) la proietta subito ai vertici della musica afro-americana. Con la sua acclamatissima apparizione alla seconda edizione del Festival Jazz di Montreux del 1968 diventerà definitivamente beniamina anche del pubblico europeo.Nina Simone - con la sua musica a cavallo tra jazz, blues, pop, soul – sarà anche personaggio pubblico schierato nella battaglia per i Diritti Civili.Marcello Lorrai tratteggia l’arte e la carriera di una della grandi artiste del Novecento.
3/26/2021 • 28 minutes
Nina Simone (4./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 marzo 2020Nina Simone è stata una delle grandi voci della black music dalla metà degli anni ’50 alla sua scomparsa, nel 2003, in una lunga carriera segnata da molti alti e bassi.I loves you Porgy, singolo di debutto nella sua straordinaria versione del 1958, e il successivo album dove è compreso anche il superhit My Baby just cares for me (che diventerà negli anni ‘80 brano per la pubblicità di una grande casa di moda) la proietta subito ai vertici della musica afro-americana. Con la sua acclamatissima apparizione alla seconda edizione del Festival Jazz di Montreux del 1968 diventerà definitivamente beniamina anche del pubblico europeo.Nina Simone - con la sua musica a cavallo tra jazz, blues, pop, soul – sarà anche personaggio pubblico schierato nella battaglia per i Diritti Civili.Marcello Lorrai tratteggia l’arte e la carriera di una della grandi artiste del Novecento.
3/25/2021 • 28 minutes
Nina Simone (3./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 marzo 2020Nina Simone è stata una delle grandi voci della black music dalla metà degli anni ’50 alla sua scomparsa, nel 2003, in una lunga carriera segnata da molti alti e bassi.I loves you Porgy, singolo di debutto nella sua straordinaria versione del 1958, e il successivo album dove è compreso anche il superhit My Baby just cares for me (che diventerà negli anni ‘80 brano per la pubblicità di una grande casa di moda) la proietta subito ai vertici della musica afro-americana. Con la sua acclamatissima apparizione alla seconda edizione del Festival Jazz di Montreux del 1968 diventerà definitivamente beniamina anche del pubblico europeo.Nina Simone - con la sua musica a cavallo tra jazz, blues, pop, soul – sarà anche personaggio pubblico schierato nella battaglia per i Diritti Civili.Marcello Lorrai tratteggia l’arte e la carriera di una della grandi artiste del Novecento.
3/24/2021 • 27 minutes, 43 seconds
Nina Simone (2./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 marzo 2020Nina Simone è stata una delle grandi voci della black music dalla metà degli anni ’50 alla sua scomparsa, nel 2003, in una lunga carriera segnata da molti alti e bassi.I loves you Porgy, singolo di debutto nella sua straordinaria versione del 1958, e il successivo album dove è compreso anche il superhit My Baby just cares for me (che diventerà negli anni ‘80 brano per la pubblicità di una grande casa di moda) la proietta subito ai vertici della musica afro-americana. Con la sua acclamatissima apparizione alla seconda edizione del Festival Jazz di Montreux del 1968 diventerà definitivamente beniamina anche del pubblico europeo.Nina Simone - con la sua musica a cavallo tra jazz, blues, pop, soul – sarà anche personaggio pubblico schierato nella battaglia per i Diritti Civili.Marcello Lorrai tratteggia l’arte e la carriera di una della grandi artiste del Novecento.
3/23/2021 • 28 minutes
Nina Simone (1./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 marzo 2020Nina Simone è stata una delle grandi voci della black music dalla metà degli anni ’50 alla sua scomparsa, nel 2003, in una lunga carriera segnata da molti alti e bassi.I loves you Porgy, singolo di debutto nella sua straordinaria versione del 1958, e il successivo album dove è compreso anche il superhit My Baby just cares for me (che diventerà negli anni ‘80 brano per la pubblicità di una grande casa di moda) la proietta subito ai vertici della musica afro-americana. Con la sua acclamatissima apparizione alla seconda edizione del Festival Jazz di Montreux del 1968 diventerà definitivamente beniamina anche del pubblico europeo.Nina Simone - con la sua musica a cavallo tra jazz, blues, pop, soul – sarà anche personaggio pubblico schierato nella battaglia per i Diritti Civili.Marcello Lorrai tratteggia l’arte e la carriera di una della grandi artiste del Novecento.
3/22/2021 • 28 minutes
Henry Threadgill, multistrumentista e compositore (5./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 febbraio 2021 Una personalità davvero unica quella di Henry Threadgill nel panorama del jazz nero-americano degli ultimi 50 anni, alla quale ci avvicineremo grazie alla sapiente guida di Claudio Sessa in questa serie di "Birdland". Multistrumentista, suona vari tipi di sassofono e il flauto, e compositore, Threadgill è nato a Chicago nel 1944. Ha contribuito in maniera essenziale alla definizione della scuola del jazz d'avanguardia chicagoano dagli anni '70 in poi. Ha fondato gruppi eterogenei e spesso dalla inusuale strumentazione come il trio Air (1971), il proprio sestetto/settetto con violoncello, la band Very Very Circus (con due chitarre elettriche e due basso tuba), il quintetto Make a Move (con fisarmonica o vibrafono, chitarre e basso elettrici), più di recente gli ensemble Zooid e Double Up. Nell’arte di Threadgill, che trascende i confini stilistici, convergono in una originalissima sintesi elementi di tradizioni diverse: il ragtime, la musica di strada e da circo, il be-bop, la nuova musica di matrice eurocolta, il free jazz. La sua cifra di compositore è stata riconosciuta grazie alla commissioni di enti importanti quali la Carnegie Hall, la Columbia University, l’ensemble Bang on a Can, la Biennale Musica di Venezia, il Festival jazz di Saalfelden. Nel 2016 ha vinto il Premio Pulitzer per la musica con il disco In for a penny, in for a pound del suo gruppo Zooid.
2/26/2021 • 26 minutes, 26 seconds
Henry Threadgill, multistrumentista e compositore (4./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 febbraio 2021 Una personalità davvero unica quella di Henry Threadgill nel panorama del jazz nero-americano degli ultimi 50 anni, alla quale ci avvicineremo grazie alla sapiente guida di Claudio Sessa in questa serie di "Birdland". Multistrumentista, suona vari tipi di sassofono e il flauto, e compositore, Threadgill è nato a Chicago nel 1944. Ha contribuito in maniera essenziale alla definizione della scuola del jazz d'avanguardia chicagoano dagli anni '70 in poi. Ha fondato gruppi eterogenei e spesso dalla inusuale strumentazione come il trio Air (1971), il proprio sestetto/settetto con violoncello, la band Very Very Circus (con due chitarre elettriche e due basso tuba), il quintetto Make a Move (con fisarmonica o vibrafono, chitarre e basso elettrici), più di recente gli ensemble Zooid e Double Up. Nell’arte di Threadgill, che trascende i confini stilistici, convergono in una originalissima sintesi elementi di tradizioni diverse: il ragtime, la musica di strada e da circo, il be-bop, la nuova musica di matrice eurocolta, il free jazz. La sua cifra di compositore è stata riconosciuta grazie alla commissioni di enti importanti quali la Carnegie Hall, la Columbia University, l’ensemble Bang on a Can, la Biennale Musica di Venezia, il Festival jazz di Saalfelden. Nel 2016 ha vinto il Premio Pulitzer per la musica con il disco In for a penny, in for a pound del suo gruppo Zooid.
2/25/2021 • 27 minutes, 15 seconds
Henry Threadgill, multistrumentista e compositore (3./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 febbraio 2021 Una personalità davvero unica quella di Henry Threadgill nel panorama del jazz nero-americano degli ultimi 50 anni, alla quale ci avvicineremo grazie alla sapiente guida di Claudio Sessa in questa serie di "Birdland". Multistrumentista, suona vari tipi di sassofono e il flauto, e compositore, Threadgill è nato a Chicago nel 1944. Ha contribuito in maniera essenziale alla definizione della scuola del jazz d'avanguardia chicagoano dagli anni '70 in poi. Ha fondato gruppi eterogenei e spesso dalla inusuale strumentazione come il trio Air (1971), il proprio sestetto/settetto con violoncello, la band Very Very Circus (con due chitarre elettriche e due basso tuba), il quintetto Make a Move (con fisarmonica o vibrafono, chitarre e basso elettrici), più di recente gli ensemble Zooid e Double Up. Nell’arte di Threadgill, che trascende i confini stilistici, convergono in una originalissima sintesi elementi di tradizioni diverse: il ragtime, la musica di strada e da circo, il be-bop, la nuova musica di matrice eurocolta, il free jazz. La sua cifra di compositore è stata riconosciuta grazie alla commissioni di enti importanti quali la Carnegie Hall, la Columbia University, l’ensemble Bang on a Can, la Biennale Musica di Venezia, il Festival jazz di Saalfelden. Nel 2016 ha vinto il Premio Pulitzer per la musica con il disco In for a penny, in for a pound del suo gruppo Zooid.
2/24/2021 • 26 minutes, 32 seconds
Henry Threadgill, multistrumentista e compositore (2./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 febbraio 2021 Una personalità davvero unica quella di Henry Threadgill nel panorama del jazz nero-americano degli ultimi 50 anni, alla quale ci avvicineremo grazie alla sapiente guida di Claudio Sessa in questa serie di "Birdland". Multistrumentista, suona vari tipi di sassofono e il flauto, e compositore, Threadgill è nato a Chicago nel 1944. Ha contribuito in maniera essenziale alla definizione della scuola del jazz d'avanguardia chicagoano dagli anni '70 in poi. Ha fondato gruppi eterogenei e spesso dalla inusuale strumentazione come il trio Air (1971), il proprio sestetto/settetto con violoncello, la band Very Very Circus (con due chitarre elettriche e due basso tuba), il quintetto Make a Move (con fisarmonica o vibrafono, chitarre e basso elettrici), più di recente gli ensemble Zooid e Double Up. Nell’arte di Threadgill, che trascende i confini stilistici, convergono in una originalissima sintesi elementi di tradizioni diverse: il ragtime, la musica di strada e da circo, il be-bop, la nuova musica di matrice eurocolta, il free jazz. La sua cifra di compositore è stata riconosciuta grazie alla commissioni di enti importanti quali la Carnegie Hall, la Columbia University, l’ensemble Bang on a Can, la Biennale Musica di Venezia, il Festival jazz di Saalfelden. Nel 2016 ha vinto il Premio Pulitzer per la musica con il disco In for a penny, in for a pound del suo gruppo Zooid.
2/23/2021 • 26 minutes, 52 seconds
Henry Threadgill, multistrumentista e compositore (1./5)
Da lunedì 22 a venerdì 26 febbraio 2021 Una personalità davvero unica quella di Henry Threadgill nel panorama del jazz nero-americano degli ultimi 50 anni, alla quale ci avvicineremo grazie alla sapiente guida di Claudio Sessa in questa serie di "Birdland". Multistrumentista, suona vari tipi di sassofono e il flauto, e compositore, Threadgill è nato a Chicago nel 1944. Ha contribuito in maniera essenziale alla definizione della scuola del jazz d'avanguardia chicagoano dagli anni '70 in poi. Ha fondato gruppi eterogenei e spesso dalla inusuale strumentazione come il trio Air (1971), il proprio sestetto/settetto con violoncello, la band Very Very Circus (con due chitarre elettriche e due basso tuba), il quintetto Make a Move (con fisarmonica o vibrafono, chitarre e basso elettrici), più di recente gli ensemble Zooid e Double Up. Nell’arte di Threadgill, che trascende i confini stilistici, convergono in una originalissima sintesi elementi di tradizioni diverse: il ragtime, la musica di strada e da circo, il be-bop, la nuova musica di matrice eurocolta, il free jazz. La sua cifra di compositore è stata riconosciuta grazie alla commissioni di enti importanti quali la Carnegie Hall, la Columbia University, l’ensemble Bang on a Can, la Biennale Musica di Venezia, il Festival jazz di Saalfelden. Nel 2016 ha vinto il Premio Pulitzer per la musica con il disco In for a penny, in for a pound del suo gruppo Zooid.
2/22/2021 • 26 minutes, 38 seconds
Jazz Composers Orchestra story (5./5)
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po’ l’antesignana delle grandi formazioni di jazz d’avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell’Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d’ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un’esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell’ambito del jazz d’avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L’orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
2/19/2021 • 27 minutes, 19 seconds
Jazz Composers Orchestra story (4./5)
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po’ l’antesignana delle grandi formazioni di jazz d’avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell’Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d’ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un’esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell’ambito del jazz d’avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L’orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
2/18/2021 • 26 minutes, 28 seconds
Jazz Composers Orchestra story (3./5)
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po’ l’antesignana delle grandi formazioni di jazz d’avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell’Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d’ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un’esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell’ambito del jazz d’avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L’orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
2/17/2021 • 27 minutes, 31 seconds
Jazz Composers Orchestra story (2./5)
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po’ l’antesignana delle grandi formazioni di jazz d’avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell’Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d’ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un’esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell’ambito del jazz d’avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L’orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
2/16/2021 • 27 minutes, 48 seconds
Jazz Composers Orchestra story (1./5)
Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2021La Jazz Composers Orchestra, nata negli Stati Uniti nel 1965 su iniziativa di Carla Bley e Michael Mantler, è un po’ l’antesignana delle grandi formazioni di jazz d’avanguardia nate a partire dal quel periodo, al di là e al di qua dell’Atlantico.Il multistrumentista Bill Dixon aveva dato vita poco prima ad una breve esperienza analoga, alla quale avevano partecipato - durante quella che fu chiamata la Rivoluzione d’ottobre del jazz del 1964 - anche la Bley e Mantler. Nel 65 la coppia ne prese le redini e il nome si trasformò da subito in quello che conosciamo, un’esperienza che durò fina a metà degli anni 70.La Jazz Composers Orchestra divenne ricettacolo di parte della creatività nell’ambito del jazz d’avanguardia nuovayorkese e per diversi anni fu attiva in parallelo alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.Fra i musicisti che vi parteciparono ricordiamo Don Cherry, Gato Barbieri, Cecil Taylor, Pharoah Sanders, Grachan Moncur III, Leroy Jenkins. L’orchestra fu protagonista anche del lavoro più importante e ambizioso di Carla Bley, la jazz-opera Escalator Over the Hill.
2/15/2021 • 27 minutes, 4 seconds
Manu Dibango (1933 - 2020), un ritratto (5./5)
Da lunedì 8 a venerdì 12 febbraio 2021 Dopo una recente serie di trasmissioni dedicate a Fela Kuti, Birdland propone stavolta questo sentito omaggio a Manu Dibango, alfiere pure lui dell’afro-jazz scomparso nel marzo 2020 a causa del Covid.Nato nel 1933, il sassofonista, compositore e bandleader di origine camerunese ha segnato un’epoca con quella sua musica inaudita che catturò le passioni di molti occidentali. Un incontro di rara energia tra funk, jazz e ritmi tradizionali della sua Africa che il maestro costruì in Francia, dove si stabilì nel 1949 inizialmente per completare i suoi studi medio-superiori.La musica divenne ben presto il suo principale interesse: il suo album Saxy Party del 1969 e poco dopo il superhit Soul Makossa (1972) furono l’inizio di una strepitosa carriera. Marcello Lorrai ci aiuta a ripercorrerla.
2/12/2021 • 28 minutes
Manu Dibango (1933 - 2020), un ritratto (4./5)
Da lunedì 8 a venerdì 12 febbraio 2021 Dopo una recente serie di trasmissioni dedicate a Fela Kuti, Birdland propone stavolta questo sentito omaggio a Manu Dibango, alfiere pure lui dell’afro-jazz scomparso nel marzo 2020 a causa del Covid.Nato nel 1933, il sassofonista, compositore e bandleader di origine camerunese ha segnato un’epoca con quella sua musica inaudita che catturò le passioni di molti occidentali. Un incontro di rara energia tra funk, jazz e ritmi tradizionali della sua Africa che il maestro costruì in Francia, dove si stabilì nel 1949 inizialmente per completare i suoi studi medio-superiori.La musica divenne ben presto il suo principale interesse: il suo album Saxy Party del 1969 e poco dopo il superhit Soul Makossa (1972) furono l’inizio di una strepitosa carriera. Marcello Lorrai ci aiuta a ripercorrerla.
2/11/2021 • 27 minutes, 7 seconds
Manu Dibango (1933 - 2020), un ritratto (3./5)
Da lunedì 8 a venerdì 12 febbraio 2021 Dopo una recente serie di trasmissioni dedicate a Fela Kuti, Birdland propone stavolta questo sentito omaggio a Manu Dibango, alfiere pure lui dell’afro-jazz scomparso nel marzo 2020 a causa del Covid.Nato nel 1933, il sassofonista, compositore e bandleader di origine camerunese ha segnato un’epoca con quella sua musica inaudita che catturò le passioni di molti occidentali. Un incontro di rara energia tra funk, jazz e ritmi tradizionali della sua Africa che il maestro costruì in Francia, dove si stabilì nel 1949 inizialmente per completare i suoi studi medio-superiori.La musica divenne ben presto il suo principale interesse: il suo album Saxy Party del 1969 e poco dopo il superhit Soul Makossa (1972) furono l’inizio di una strepitosa carriera. Marcello Lorrai ci aiuta a ripercorrerla.
2/10/2021 • 27 minutes, 52 seconds
Manu Dibango (1933 - 2020), un ritratto (2./5)
Da lunedì 8 a venerdì 12 febbraio 2021 Dopo una recente serie di trasmissioni dedicate a Fela Kuti, Birdland propone stavolta questo sentito omaggio a Manu Dibango, alfiere pure lui dell’afro-jazz scomparso nel marzo 2020 a causa del Covid.Nato nel 1933, il sassofonista, compositore e bandleader di origine camerunese ha segnato un’epoca con quella sua musica inaudita che catturò le passioni di molti occidentali. Un incontro di rara energia tra funk, jazz e ritmi tradizionali della sua Africa che il maestro costruì in Francia, dove si stabilì nel 1949 inizialmente per completare i suoi studi medio-superiori.La musica divenne ben presto il suo principale interesse: il suo album Saxy Party del 1969 e poco dopo il superhit Soul Makossa (1972) furono l’inizio di una strepitosa carriera. Marcello Lorrai ci aiuta a ripercorrerla.