"La mia decisione di lasciare l'Italia non è stata dettata da esterofilia, ma piutttosto dalla voglia di futuro": così Antonio Alizzi, 34enne primo vicepresidente di una delle maggiori case editrici russe, racconta il perchè del suo espatrio a Mosca. Espatrio foriero di una carriera ad alto livello.Antonio nasce in Germania, da genitori siciliani emigrati: a sei anni rientra nell'isola. Dopo la maturità, prende la decisione di lasciare anch'egli la Sicilia, per studiare a Milano, Scienze della Comunicazione. Più tardi si sposterà sulle Relazioni Internazionali.Antonio completa la sua formazione con un Master -prima- e un Dottorato di Ricerca – poi, una strada che gli spalanca le porte dell'insegnamento in accademia, a Verona.Sul medio periodo, però, cominciano a pesare le difficoltà di avere una prospettiva, in ateneo: "l'entusiasmo, che è stato il carburante per quattro anni, ad un certo punto ha ceduto il passo alla paura. Paura di non farcela, paura di aver sbagliato tutto, paura di non poter programmare il futuro senza certezze, paura di non avere più credibilità, per poter ispirare i ragazzi", ricorda Antonio.La decisione di spostarsi nel mondo dell'impresa è consequenziale: coglie al volo la possibilità di un lavoro presso una multinazionale italiana, che -dopo un periodo di training– lo manda in missione in Russia."La Russia non era mai stata nei miei piani, anzi… ho reagito con un certo sconforto e sospetto, quando mi è stata prospettata come possibile destinazione", ricorda ora Antonio.La realtà si mostra ben diversa: nonostante le comprensibili difficoltà di adattamento, a Mosca resta circa due anni e mezzo in distacco dall'azienda italiana, prima di accettare un'offerta di impiego difficilmente rifiutabile."Se accetti di lavorare insieme a me, cambieremo il mondo dei media. Lo faremo assieme, e non solo in Russia", gli propone il presidente del suo attuale gruppo editoriale, uno dei più grandi nel Paese. Antonio ne è attualmente primo vicepresidente."La Russia è un Paese di contraddizioni e forti contrasti, che vivono in una sorta di quiete cosmica": così Antonio descrive il suo Paese "di adozione".
Nella rubrica "Expats" ci spostiamo in Messico, per raccontarvi la nostra comunità di ricercatori espatriati nel Paese centroamericano. Lo facciamo con Emilia Giorgetti, addetta scientifica dell'Ambasciata italiana, che ne ha censito la presenza, e che sta cercando di creare forme aggregative.
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